Salve amici e visitatori o soltanto noi due!
La mia sfida partirà dal numero 43 della nostra lista: I 100
LIBRI CHE LEGGERE NON FA MALE.
Il 43 è DELITTO E CASTIGO di M. Dostoevskij. Ad essere del
tutto onesti, avevo iniziato a leggerlo da tempi non sospetti alla nostra
sfida. È un romanzo che fatico a terminare. Non ricordo più quanto tempo fa
l’ho iniziato, ma so che nel frattempo ho concluso la lettura di altri romanzi,
almeno quattro… Direi, dunque, che è da troppo tempo che ha preso residenza sul
mio comodino. Forse, è la volta buona che arrivo al The End!
Sono giunta a pagina 202 (all’incirca metà libro) e, fin
qua, il protagonista non ha fatto altro che crogiolarsi sul suo duplice
omicidio (d’altronde, se così non fosse stato, Fëdor non l’avrebbe chiamato
“Delitto e Castigo”). Il protagonista, dal nome quasi impossibile (come, del
resto, quasi tutti i personaggi del romanzo) che chiamerò, per abbreviazione,
praticità e confidenza, Raski, ha da qualche pagina conosciuto una ragazza di
cui sento che tra non molto s’innamorerà… e immagino che la vicenda si
movimenterà (finalmente!).
La ragazza è molto giovane, come anche Raski che ha da poco
abbandonato gli studi universitari. Si chiama Sonia (sempre per abbreviazione,
praticità e confidenza) e per salvare la propria famiglia dai debiti, è stata
costretta dalla matrigna a prostituirsi; ma il padre, del resto, non si è
opposto.
Il padre è morto da non molti capitoli e Raski ha aiutato
economicamente la famiglia a pagare il funerale e a dare da mangiare ai
fratellastri di Sonia, nonostante egli stesso non fosse messo tanto meglio
finanziariamente.
Raski aveva già incontrato, ad inizio romanzo, il padre di Sonia
(che, per i motivi già citati, chiameremo Marmellata) e da lui aveva ascoltato
la storia della figlia.
Marmellata era un uomo perennemente ubriaco e come Raski si
crogiolava sui propri sensi di colpa senza far nulla in proposito. Di
Marmellata vi parlerò riportandovi un famoso testo di Jerzy Grotoswkij, un direttore
teatrale polacco, che fondò a Pontedera (PI) il più grande e famoso centro
mondiale per la sperimentazione e la ricerca teatrale, il Workcenter of Jerzy Grotoswkij
and Thomas Richards.
IL BAR PLANETARIO
È UN POSTO
MOLTO INTERESSANTE
…Per molta gente la vita di ogni giorno è come un enorme
ristorante, o un bar dove ognuno cerca solamente qualcosa da bere, e attorno a
questo c’è tutto uno psicodramma di paure e aspirazioni illusorie. Se non
faccio ciò che è accettato è una catastrofe: cominciare a cenare in Francia con
il formaggio, prima della minestra e della pietanza – un oltraggio! Accade lo
stesso in teatro, quando un regista, invece di mettere in scena uno spettacolo
dopo l’altro, dice: “No, non voglio continuare su questa strada”.
Oppure, mettiamo che si sia raggiunta una certa posizione; per
quanto piacevole possa essere, là si è già raggiunta: aggrapparvisi è stupido,
bisogna lasciare andare. Ma questo significa mangiare il formaggio prima della
zuppa: il mondo si aspetta che uno rimanga aggrappato, queste sono le
convenzioni e le illusioni del bar.
C’è chi piange, c’è chi dice di essere un fallito, molti
sono ubriachi. Ognuno fa la sua confessione rivelando la propria nostalgia.
Metà della creazione artistica moderna consiste in pianti di nostalgia
condivisi con gli spettatori, nostalgia di un modo diverso di vivere, di una
vita diversa.
Come Marmeladov in DELITTO E CASTIGO di Dostoevskij che, da
ubriaco, dice che si sta bevendo tutto il denaro di famiglia, un pazzo che
manda sua figlia sulla strada a vendersi. È tutto vero: si sta proprio bevendo
il denaro di famiglia. Ciò che rivela è una grande nostalgia di una vita
diversa. E questo momento Marmeladov rivede la sua nostalgia, ecco la creazione
artistica corrente.
Tutti sono d’accordo sul fatto che deve cambiare. Marmeladov
comincia la sua giornata bevendo, e rimane ubriaco, senza lasciare mai il bar:
i momenti di ubriachezza e di sproloquio lo affrancano dallo sforzo di fare
qualsiasi altra cosa.
Devi sapere come rompere con questa ubriachezza e ucciderla.
O ammettere, come fanno molti, che è parte naturale della nostra esistenza.
Perché per molti è naturale... Molti sono saggi e accettano; sono, dopo tutto,
coloro che hanno costruito la nostra intera civiltà. Può anche non essere
perfetta; o l’accetti o esci dal bar.
Ci vuole coraggio. Le volte che ne siamo usciti per cinque
minuti per poi tornarci sono sempre state dei fallimenti... Spesso si può
lasciare andare solo ciò che già si possiede.
Gandhi una volta disse che per non ricorrere alla violenza
occorre essere capaci di violenza – perché altrimenti non è non-violenza, è
solo mancanza di coraggio...
Abbi cura dei TUOI bisogni. Se hai bisogno di vivere ai
margini della società, vivi pure ai margini, consapevolmente, senza pensare che
sia una soluzione temporanea. (Per me, personalmente, non è affatto questa la
strada. Penso che si debba vivere nel cuore stesso della strada e poi, quando
lo si desidera, voltarsi verso i margini). Se stai costantemente ai margini,
non avere rimpianti, non pensare: “Non posso vivere come hanno vissuto i miei
genitori, vorrei vivere in un modo diverso; lo farò per tre o quattro anni e
poi mi rimetterò a vivere come loro”.
Molto strano!
In questo caso, non è meglio allora competere con il buon
esempio dei tuoi genitori e fare ciò che i tuoi genitori hanno sempre sognato
ma mai osato fare?
Ciò che è essenziale, è se entri nel bar come Marmeladov
oppure semplicemente con un po’ di senso dell’umorismo, con un po’ di
curiosità. Il bar planetario è un posto molto interessante: fatti un bicchiere
e diventane parte. Vivi fuori dal bar. Ritornarci?
Nessun commento:
Posta un commento