domenica 4 novembre 2012

Il Bar Planetario


Salve amici e visitatori o soltanto noi due!
La mia sfida partirà dal numero 43 della nostra lista: I 100 LIBRI CHE LEGGERE NON FA MALE.
Il 43 è DELITTO E CASTIGO di M. Dostoevskij. Ad essere del tutto onesti, avevo iniziato a leggerlo da tempi non sospetti alla nostra sfida. È un romanzo che fatico a terminare. Non ricordo più quanto tempo fa l’ho iniziato, ma so che nel frattempo ho concluso la lettura di altri romanzi, almeno quattro… Direi, dunque, che è da troppo tempo che ha preso residenza sul mio comodino. Forse, è la volta buona che arrivo al The End!
Sono giunta a pagina 202 (all’incirca metà libro) e, fin qua, il protagonista non ha fatto altro che crogiolarsi sul suo duplice omicidio (d’altronde, se così non fosse stato, Fëdor non l’avrebbe chiamato “Delitto e Castigo”). Il protagonista, dal nome quasi impossibile (come, del resto, quasi tutti i personaggi del romanzo) che chiamerò, per abbreviazione, praticità e confidenza, Raski, ha da qualche pagina conosciuto una ragazza di cui sento che tra non molto s’innamorerà… e immagino che la vicenda si movimenterà (finalmente!).
La ragazza è molto giovane, come anche Raski che ha da poco abbandonato gli studi universitari. Si chiama Sonia (sempre per abbreviazione, praticità e confidenza) e per salvare la propria famiglia dai debiti, è stata costretta dalla matrigna a prostituirsi; ma il padre, del resto, non si è opposto.
Il padre è morto da non molti capitoli e Raski ha aiutato economicamente la famiglia a pagare il funerale e a dare da mangiare ai fratellastri di Sonia, nonostante egli stesso non fosse messo tanto meglio finanziariamente.
Raski aveva già incontrato, ad inizio romanzo, il padre di Sonia (che, per i motivi già citati, chiameremo Marmellata) e da lui aveva ascoltato la storia della figlia.
Marmellata era un uomo perennemente ubriaco e come Raski si crogiolava sui propri sensi di colpa senza far nulla in proposito. Di Marmellata vi parlerò riportandovi un famoso testo di Jerzy Grotoswkij, un direttore teatrale polacco, che fondò a Pontedera (PI) il più grande e famoso centro mondiale per la sperimentazione e la ricerca teatrale, il Workcenter of Jerzy Grotoswkij and Thomas Richards.


IL BAR PLANETARIO 

È UN POSTO 

MOLTO INTERESSANTE

…Per molta gente la vita di ogni giorno è come un enorme ristorante, o un bar dove ognuno cerca solamente qualcosa da bere, e attorno a questo c’è tutto uno psicodramma di paure e aspirazioni illusorie. Se non faccio ciò che è accettato è una catastrofe: cominciare a cenare in Francia con il formaggio, prima della minestra e della pietanza – un oltraggio! Accade lo stesso in teatro, quando un regista, invece di mettere in scena uno spettacolo dopo l’altro, dice: “No, non voglio continuare su questa strada”.
Oppure, mettiamo che si sia raggiunta una certa posizione; per quanto piacevole possa essere, là si è già raggiunta: aggrapparvisi è stupido, bisogna lasciare andare. Ma questo significa mangiare il formaggio prima della zuppa: il mondo si aspetta che uno rimanga aggrappato, queste sono le convenzioni e le illusioni del bar.
C’è chi piange, c’è chi dice di essere un fallito, molti sono ubriachi. Ognuno fa la sua confessione rivelando la propria nostalgia. Metà della creazione artistica moderna consiste in pianti di nostalgia condivisi con gli spettatori, nostalgia di un modo diverso di vivere, di una vita diversa.
Come Marmeladov in DELITTO E CASTIGO di Dostoevskij che, da ubriaco, dice che si sta bevendo tutto il denaro di famiglia, un pazzo che manda sua figlia sulla strada a vendersi. È tutto vero: si sta proprio bevendo il denaro di famiglia. Ciò che rivela è una grande nostalgia di una vita diversa. E questo momento Marmeladov rivede la sua nostalgia, ecco la creazione artistica corrente.
Tutti sono d’accordo sul fatto che deve cambiare. Marmeladov comincia la sua giornata bevendo, e rimane ubriaco, senza lasciare mai il bar: i momenti di ubriachezza e di sproloquio lo affrancano dallo sforzo di fare qualsiasi altra cosa.
Devi sapere come rompere con questa ubriachezza e ucciderla. O ammettere, come fanno molti, che è parte naturale della nostra esistenza. Perché per molti è naturale... Molti sono saggi e accettano; sono, dopo tutto, coloro che hanno costruito la nostra intera civiltà. Può anche non essere perfetta; o l’accetti o esci dal bar.
Ci vuole coraggio. Le volte che ne siamo usciti per cinque minuti per poi tornarci sono sempre state dei fallimenti... Spesso si può lasciare andare solo ciò che già si possiede.
Gandhi una volta disse che per non ricorrere alla violenza occorre essere capaci di violenza – perché altrimenti non è non-violenza, è solo mancanza di coraggio...
Abbi cura dei TUOI bisogni. Se hai bisogno di vivere ai margini della società, vivi pure ai margini, consapevolmente, senza pensare che sia una soluzione temporanea. (Per me, personalmente, non è affatto questa la strada. Penso che si debba vivere nel cuore stesso della strada e poi, quando lo si desidera, voltarsi verso i margini). Se stai costantemente ai margini, non avere rimpianti, non pensare: “Non posso vivere come hanno vissuto i miei genitori, vorrei vivere in un modo diverso; lo farò per tre o quattro anni e poi mi rimetterò a vivere come loro”.
Molto strano!
In questo caso, non è meglio allora competere con il buon esempio dei tuoi genitori e fare ciò che i tuoi genitori hanno sempre sognato ma mai osato fare?
Ciò che è essenziale, è se entri nel bar come Marmeladov oppure semplicemente con un po’ di senso dell’umorismo, con un po’ di curiosità. Il bar planetario è un posto molto interessante: fatti un bicchiere e diventane parte. Vivi fuori dal bar. Ritornarci? 

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