Bentornati, civettuoli!
Il David Copperfield è stato letto.
Resoconto di ciò che mi resta
dalla sua lettura:
1)
Uriah Heep: un personaggio poco raccomandabile,
all’apparenza innocuo, che sfoggia continuamente la sua umiltà, per poi
subdolamente raggirarti, incastrarti e fotterti (avrei potuto usare un termine
meno volgare, me ne rendo conto, ma è il primo che mi è venuto in mente che
descrivesse perfettamente ciò che intendessi, e poi, chi se ne frega? È il mio
blog e non mi autocensurerò :p). Uriah Heep compare tra questi punti perché mi
ricorda fortemente una persona che conosco nella realtà ed è facile intuire
quanto mi stia “simpatica”.
2) Charles narra la propria vita attraverso le
gesta di Copperfield: un bambino solo e picchiato dal patrigno e poi un uomo che
diventerà uno scrittore di successo.
3)
Frase dal romanzo: “Frattanto nessuno veniva a
cercare il ragazzo polveroso, proveniente dal Suffolk. Più solitario di Robison
Crusoe, che almeno nessuno vedeva quanto fosse solo…”
4)
Devo ammettere che più della metà dei
personaggi, non li sopporto. E siccome Charles descrive alla perfezione diversi
caratteri umani, deduco che sono eccessivamente intollerante verso molti
prossimi miei… Ma ci sono anche dei personaggi di cui sarei diventata amica:
Agnese, l’Emilietta ed Ham.
5)
In DAVID COPPERFIELD tutto è bene, quel che
finisce bene. Alcuni buoni muoiono da eroi, i cattivi pagano e altri buoni,
finalmente, superano la tempesta per assaporare il proprio “e vissero felici e
contenti”. Troppo da romanzo, il finale, per i miei drammatici gusti! Ma per
David va benissimo così ;)
Ma parliamo della prossima
lettura che sarà il numero 94 della nostra lista, ovvero LA LETTERA SCARLATTA di
Nathaniel Hawthorne; romanzo che mi è stato prestato dalla nostra Cetty che
ringrazio anche qui.
Ho letto solamente la premessa è
già posso dire di adorare Nat!
Inoltre, è nato e cresciuto a
Salem, altro punto a suo favore.
PREFAZIONE
ALLA SECONDA EDIZIONE
DE
“LA LETTERA SCARLATTA”.
Con sua grande sorpresa e con una buona dose di divertimento (se così
gli è permesso dire senza recare ulteriore offesa), l’autore apprende che la
sommaria descrizione della vita burocratica, premessa a La lettera scarlatta,
ha creato un’agitazione senza precedenti nella rispettabile comunità a lui più vicina.
Difficilmente si sarebbe avuta una reazione più violenta, se avesse distrutto
col fuoco la dogana, e ne avesse spento l’ultimo tizzone fumante nel sangue di
un venerabile personaggio, contro il quale si suppone che egli sia animato da
particolare odio. Dal momento che la pubblica disapprovazione peserebbe
fortemente su di lui, qualora fosse consapevole di meritarla, l’autore chiede
il permesso di dire che ha attentamente riletto le pagine introduttive, col
proposito di modificare o espungere qualsiasi cosa potesse ritenersi fuori
luogo, e al fine di riparare nel miglior modo possibile alle atrocità di cui è
stato giudicato colpevole. Ciò nonostante, egli ha l’impressione che le uniche
caratteristiche degne di nota di quelle pagine siano la franca e genuina
bonomia, e la generale precisione con cui ha espresso le sue sincere
impressioni sui personaggi ivi iscritti. Quanto poi all’ostilità o al malumore
di qualsiasi natura, personale o politica, l’autore nega assolutamente tali
motivi. La descrizione avrebbe potuto, forse, essere interamente omessa senza
perdita per il pubblico o danno per il libro; ma, essendosi ormai preso la
briga di scriverla, ritiene che non avrebbe potuto essere fatta in uno spirito
migliore o più benevolo né, per quanto lo consentano le sue capacità, con un
più vivace effetto di verosimiglianza. L’autore è costretto, pertanto, a
ripubblicare le sue pagine introduttive senza cambiare una parola.
Salem, 30 marzo 1850
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