martedì 18 dicembre 2012

"L'eroe della mia vita"


Qualcuno me la pagherà!

Intanto, buongiorno Civettuoli!
C’era qualcosa che non mi tornava nella lettura di DAVID COPPERFIELD; non mi era sembrato quel gran capolavoro di cui tutti parlano. Stando alle recensioni lette, i personaggi non li avevo per niente trovati particolarmente ben descritti né profondi, al contrario tutto sembrava appena appena accennato e addirittura striminzito, e ieri pomeriggio ho capito il perché!

La copia che ho ritrovato nella libreria di casa – nonché quella che ho letto - è un’edizione del novembre 1971 e, oltre ad avervi già fatto notare che ogni nome fosse stato “tradotto” in italiano, è stato anche ridotto  d'interi paragrafi e addirittura capitoli! Non ho, dunque, letto l’edizione integrale, ma un romanzo con più di settecento pagine in meno! Sono notevolmente incavolata! Aaaaaaah! Spaccherò quel libro in testa a qualcuno!

Che senso ha pubblicare libri a metà (anzi, in questo caso, a meno di tre quarti!)? È come censurarli! È come pubblicare il riassunto dell’opera! Adesso, mi toccherà rileggerlo sapendo già cosa accadrà, evviva! Ma Charles, e non la mia sfida, credo che se lo meriti. Quindi, ieri sera, mi sono procurata l’edizione integrale, ma in ebook. Ho iniziato a leggerla e già l’incipt è totalmente diverso. La comparazione è la seguente: 84 pagine lette dell’edizione integrale corrispondono a 14 pagine dell’edizione del 1971. Sembra un altro romanzo! E già da queste prime pagine, la mia opinione sul libro di Dickens è radicalmente cambiata.

Riporto l'incipit: 

Si vedrà da queste pagine se sarò io o un altro l'eroe della mia vita. Per principiarla dal principio, debbo ricordare che nacqui (come mi fu detto e credo) di venerdì, a mezzanotte in punto. Fu rilevato che nell'istante che l'orologio cominciava a battere le ore io cominciai a vagire. 
Dall'infermiera di mia madre e da alcune rispettabili vicine, alle quali stetti vivamente a cuore parecchi mesi prima che fosse possibile la nostra conoscenza personale, fu dichiarato, in considerazione del giorno e dell'ora della mia nascita, primo: che sarei stato sfortunato; secondo: che avrei goduto il privilegio di vedere spiriti e fantasmi; giacché questi due doni toccavano inevitabilmente, com'esse credevano, a quelli sciagurati infanti dell'uno o dell'altro sesso, che avevano la malaugurata idea di nascere verso le ore piccole di una notte di venerdì. 




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